Il miglior Presidente della Repubblica della storia
Una storia strappalacrime che non è un film della Disney
Penna&Calamaro - N° 0001 - 21-01-2022
Della serie: Una storia - Divertente
Quella che state per leggere è una storia che mi riguarda. O meglio, che riguarderà me e voi in un futuro distopico ma molto probabile.
Il protagonista sono io tra “qualche” anno.
Se ciò che è scritto in questa storia dovesse avverarsi, vi prego di pensare a me come un Nostradamus dal dubbio gusto nella scelta dei calzini.
Nella storia racconterò di me in terza persona perché fa molto voce fuori campo in un film di Almodovar. È così che immagino la mia vita dall’esterno. Inoltre racconterò del futuro al passato. Letteratura di altissimi livelli!
Nessuna persona, animale o CD dei Tokio Hotel è stato maltrattato per la creazione di questo racconto. I riferimenti a fatti o persone non è casuale.
Se qualcunə si sente offesə da questa storia, io non posso farci niente. Mi disegnano così!
Era il 19 Giugno del 2092 e, come ogni anno, gli Stati Federali Uniti d’Italia e Svizzera, si apprestavano a festeggiare il terzo decennale dalla morte di Zerocalcare, una ricorrenza voluta dall’allora Presidentessa del Consiglio Michelle Hunziker per omaggiare l’unico Presidente della Camera riuscito a convertire la Costituzione in un’opera a fumetti fatta di animali antropomorfi e gag in romanesco.
Qui un estratto della sua monumentale opera:
Articolo 1
Gli Stati Federali Uniti de Italia e Svizzera so’ fondati sul lavoro ma aò qua solo chi fa er lavoro vero t’o riconoscono sennò te dicono sempre “Se se gne gne la fai facile tu che fai i disegnetti“. La sovranità appartiene ar popolo co er televoto.
…
Articolo 11
Gli Stati Federali de Italia e Svizzera ripudiano la guerra tranne quella tra Rebibbia e Roma Nord dove se possono usa’ pure le bombe carta di Secco, l’amico mio.
In un contesto di festa e giubilo, la figura di un uomo si scontrava con il resto. Con indosso un pigiama di flanella grigio topo e tanto rancore accumulato nella sua lunghissima vita, Francesco era seduto sul ciglio del suo letto e guardava fuori da quel buco di culo che l’ospizio si ostinava a chiamare finestra.
I suoi 102 anni non gli permettevano di mettere per bene a fuoco quello che accadeva oltre il pertugio e tanti anni di Instagram, in età giovanile, non avevano fatto che aggravare la situazione. Nonostante la medicina avesse fatto passi da gigante in ogni ambito, la lobby multinazionale degli occhiali Malgioglio-Venier non permetteva che nuove scoperte venissero fatte per chi ormai vedeva il mondo attraverso una cataratta.
«Ci vogliono ciechi così non possiamo vedere le porcate che fanno! Quando ero giovane c’era la televisione HD e sapevamo tutto! Vedevo i peli del naso di Giletti! Ti pagavano pure il decoder!», diceva pochi giorni prima il signor Enrico mentre era in attesa dal fruttivendolo. Francesco non era d’accordo ma annuiva e andava avanti come aveva sempre fatto nella vita. Un atteggiamento democristiano che, in passato, lo aveva salvato in tantissime situazioni.
Visto il carattere arrogante dell’interlocutore, nessuno lo contraddisse né tanto meno gli disse che quella non era la coda per il fruttivendolo ma la fila per i nuovi servizi di eutanasia al volo di McDonald.
Il signor Enrico non fu mai più rivisto… E per molti fu solo un bene.
Per tre giorni gli hamburger della catena di fast food ebbero il sapore di rancido.
Nel vicolo davanti all’ospizio, dei bambini giocavano al gioco di realtà aumentata del momento: CovidGo. Come da regole del sistema, i partecipanti dovevano usare l’app per cercare e geolocalizzare le case di coloro che avevano fatto il vaccino anti covid 70 anni prima, fotografare le deformità che l’mRNA aveva provocato loro e pubblicare tutto sul social TwitTokGramBook. Più braccia e orecchie aveva la persona fotografata, più punti si accumulavano. I Me Contro Te, ormai fusi in un’unica creatura chiamata Me Dentro Te, erano gli ideatori del gioco e amministratori dell’azienda che lo gestiva. Era un impero milionario costruito sulla derisione e sulla vergogna. Praticamente una Mediaset che non aveva mai smesso di sognare.
Nel silenzio della stanza una piccola mano toccò una spalla di Francesco che, spaventato, sobbalzò e si voltò.
«Chi sei?» domandò con voce rombante. La potente eco si diffuse nel corridoio e il vicino di stanza si cagò nelle mutande.
«Nonno, sono io!» rispose la piccola figura sfocata.
«Mmh!» fu tutto ciò che la rugosa bocca riuscì a produrre.
«Sono venuto a trovarti. Avevo bisogno che mi spiegassi una cosa...»
«Se si tratta di come fare le cose zozze con le ragazze, chiedi ad Alexa. Io non ne voglio sapere niente.»
«Ma no, nonno! Da quando la polizia con la mascherina rosa ha costretto tutti a inalare il gender, lo sai che non facciamo più cose con persone dell’altro sesso. Eri giovane quando successe. Dovresti saperlo.»
«Mmh!»
«Piuttosto mi chiedevo… Tu per caso sai cos’è questo?».
La piccola mano percorse il breve tragitto dalla tasca alla faccia dell’anziano in un lasso di tempo che sembrò interminabile. Un piccolo dispositivo elettronico, piatto e della forma rettangolare, era adagiato sulle minuscole dita. Il colore blu intenso produceva un piacevole contrasto con la pelle rosea. Il display era spento e i tastini numerici erano ordinati in due file da sei pulsanti.
Per un attimo ci fu solo silenzio. La stanza era piena solo dei rumori provenienti dall’esterno. Fuori un bambino gridò: «Guarda mamma. C’è l’Armadillo!». Applausi.
Una lacrima scese tra le rughe di quel volto provato dal tempo.
«Dove hai trovato quel coso?»
«Era in una scatola di biscotti dei tuoi tempi, in soffitta. O almeno credo fossero biscotti…. Io non avrei mai chiamato dei biscotti Durex ma voi eravate strani. Ne ho assaggiato uno ma era troppo gommoso. Cos’è questo?» incalzò.
«Cosa ne sapete voi giovani d’oggi» borbottò il burbero uomo. Poi continuò «Quello era il convertitore di Silvio. Non il primo, eh! Attenzione… Quello risale all’inizio degli anni 2000. Questo è il secondo.»
«E a cosa serviva?»
«Quando Silvio Berlusconi diventò Presidente della Repubblica Italiana nel 2022, convinse il Governo e l’Europa, l’anno successivo, a istituire i BerlusCoin. La nostra attuale moneta. Questo serviva a sapere quanti Euro valesse un BerlusCoin. Ma non viceversa. Il contrario era illegale.»
«Quindi avevate un’altra moneta?»
«Puoi ben dirlo. Ne abbiamo avute tante.»
«Quindi il vostro Presidente nel 2022 si chiamava come il nostro attuale?»
«No! Non hanno lo stesso nome. Sono proprio la stessa persona!»
«Che bello, nonno! E tu lo votasti?»
Il vecchio emise una sonora risata e poggiò la mano sulla gamba del piccolo. «Ai tempi non si votava il Presidente della Repubblica. Era eletto dal Parlamento. Il voto è una cosa che è arrivata più tardi. Ma non credo che l’avrei votato.»
«E ora che questa cosa si può fare, lo voterai?»
«Non saprei!»
Il volto del giovane si incupì e subito esclamò: «Ma nonno! Non credi che io meriti un futuro roseo come quello che hai avuto tu? Siete stata una generazione fortunata guidata dall’uomo giusto nel momento giusto. Con le sue barzellette sulle ragazze ha tenuto in piedi l’umore di un popolo schiacciato dalla dittatura sanitaria, con la sua promessa di posti di lavoro ha dato speranza a tanti giovani, con le sue televisioni ha intrattenuto piacevolmente grandi e piccini e con le sue aziende ha reso viva l’economia di un Paese provato dalla prima pandemia e da tutte quelle successive. Non credi che anche noi meritiamo le vostre stesse opportunità sotto la guida di una persona così illuminata?»
Francesco ci pensò. Effettivamente quelle parole lo avevano colpito. «Probabilmente hai ragione. L’egoismo è una cosa passata ormai. Meritate il meglio anche voi.»
Un sorriso attraversò contemporaneamente il volto di entrambi.
«Grazie nonno! Grazie per quello che fai anche per noi. Ora devo andare. Devo fare i compiti. Ci vediamo la prossima volta».
La porta si chiuse e l’anziano attese qualche secondo. Si voltò e cercò di comprendere, nonostante la vista scarsa, se fosse veramente solo. Spostò il proprio peso piegandosi su un lato e rilasciò una flatulenza rumorosa e pestilenziale che in pochi secondi riempì la stanza.
«Non andava più via quel moccioso!» pensò tra sé e sé, soddisfatto.
Poi… L’illuminazione! Gli occhi segnati dal tempo si sgranarono. Il tempo si fermò. I pezzi del puzzle si unirono e il vecchio disse a voce alta «Un momento! Ma io non ho nipoti!»
Fuori dall’ospizio una figura minuta si chiuse il portone d’ingresso alle spalle. I suoi piccoli occhi passarono dal convertitore che aveva in una mano al cellulare a ologrammi che aveva nell’altra. Quest’ultimo si accese e una figura incappucciata e curva iniziò ad aleggiare nell’aria.
«Maestro! Sono il tuo apprendista Renato Brunetta. Un altro vecchio rimbambito è stato votato alla causa. Un altro voto è stato strappato facendo leva sulla nostalgia. Il tuo piano sta funzionando!»
Pur essendo indistinguibile, una risata si sentì provenire dalla figura aleatoria digitale che disse: «Ancora un mandato e la mia prescrizione sarà giunta! Morte alla magistratura comunista! Ora va e finisci il tuo lavoro!».
L’immagine scomparve in dissolvenza e tutto quello che la piccola bocca poté dire fu: «Lode a te maestro Berlusconi! Il miglior Presidente della Repubblica della storia!»