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L'epopea della prenotazione della visita medica - Parte 1

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L'epopea della prenotazione della visita medica - Parte 1

La visita dermacologica: "Nei" Genesis Evangelion

Francesco Apruzzese
Mar 7, 2022
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L'epopea della prenotazione della visita medica - Parte 1

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Penna&Calamaro - N° 0002 - 07-03-2022
Della serie: Una storia

Come ormai sono abituato a fare da 33 anni a questa parte, una mattina mi sono svegliato. E fin qui l’avrei definita una giornata come le altre. Fino a quel momento, però, non sapevo che i minuti successivi avrebbero dato il via a una delle avventure più grandi della mia vita. Dopo essermi fatto una doccia, infatti, ho incrociato l’immagine del mio corpo allo specchio e, dopo essermi schifato come di consueto, ho notato che qualcosa stava cambiando... No, non parlo della pubertà ma della presenza di un neo. «È nuovo?» mi sono chiesto. Non lo avevo mai notato prima e, un po’ allarmato, ho deciso di mettermi in moto per andare più a fondo nella questione.

Sedetevi comodi perché in questo post vi racconterò il più epico viaggio che una prenotazione per una visita medica abbia mai fatto dai tempi di Ippocrate di Coo.

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Vista la lunghezza della storia, la stessa è stata divisa in due parti. Qui troverete la prima parte e tra due giorni pubblicherò la seconda.

Attenzione: i fatti raccontati di seguito sono volutamente esagerati per rendere più accattivante la lettura ma sono pronto a giurare su Winnie Pooh che sono tutte cose accadute veramente.


Parte 1

Capitolo 1- Il medico di base e altre creature del Fantabosco.

La leggenda narra che prima della pandemia per Covid-Sars-19, i medici di base fossero delle persone reali con le quali si potesse interagire per instaurare il corretto dialogo medico-paziente al fine di pattuire insieme la strada migliore per la risoluzione di un problema sanitario. Pare fossero fatti per un terzo di essere umano, per un terzo di scrivania grigia e per la restante parte di campioncini di creme per le emorroidi.
Questo prima del 2020.
Da un giorno all’altro, stando alle ricostruzioni forensi, i medici di base sono stati richiamati dal Nuovo Ordine Mondiale (che ormai aveva raggiunto il suo obiettivo di una pandemia su scala globale) e sono stati prontamente sostituiti da una serie di signore attempate, appassionate di uncinetto e di puntate de Il Segreto, pagate per rispondere al meglio delle loro possibilità a un numero Whatsapp.
Per gli inquirenti non c’è altra spiegazione logica!

Vincolato dall’impossibilità di raggiungere fisicamente lo studio, secondo non si è ben capito quale problema, mi sono ritrovato di punto in bianco costretto a comunicare con il mio medico come faccio con le mie zie: attraverso dei messaggi poco chiari, completamente sgrammaticati e pieni di emoji usate costantemente fuori contesto. Pare infatti che la scarsa comprensibilità che i medici usano per compilare manualmente le ricette la tengano viva anche nei messaggi che scrivono con il cellulare.

Dopo diversi scambi in cui insistevo, tra lacrime e disperazione, che probabilmente un tumore maligno, a uno stadio talmente avanzato da uccidere me e chi mi era vicino, stava crescendo sul mio petto, il medico è riuscito a convincersi che forse era il caso di prescrivermi la visita di uno specialista. Dopo un’interminabile attesa, nella nostra chat sono apparsi due file PDF. Convinto che si trattasse di un errore per un invio doppio li ho aperti e ho notato che invece erano due richieste diverse per due differenti esami. Ho chiesto al medico come mai non si potesse avere una sola richiesta ma questo è un mistero al quale non ho mai avuto risposta e che, probabilmente, solo gli archeologi del futuro che ritroveranno il mio cellulare potranno risolvere.

Solo e abbandonato a me stesso ho preso consapevolezza della mia inutilità nel mondo. Forse il mio medico mi desiderava morto o forse aveva archiviato per sbaglio la nostra chat come si fa con i gruppi della rimpatriata delle scuole superiori. Fatto sta che il primo passo che mi serviva per raggiungere la salvezza lo avevo ottenuto. Ora dovevo solo capire come andare avanti.

Capitolo 2 - La farmacia. Oki per Oki, Mentadent per Mentadent.

Con l’ingenuità che mi contraddistingue quando si parla di salute pubblica ed efficienza dei servizi al cittadino, ho preso la mia ricetta medica e ho deciso di andare in farmacia per prenotare la visita. Indossato il cappotto, la sciarpa e il mio sorriso migliore, mi sono recato alla croce verde lampeggiante più vicina. Un’interminabile fila di persone sostava davanti alla porta automatica che si apriva e si chiudeva in continuazione. Un fiume di sacchi umani si muoveva lentamente verso l’edificio che li inghiottiva uno alla volta come fossero sushi all'all you can eat conditi da tantissima salsa di noia. Mi sono fatto coraggio e, con la stessa attenzione con cui si toccano i capelli lunghi incastrati nello scarico della doccia, ho bussato sulla spalla di chi era davanti a me per chiedere se fosse l’ultima persona della fila e se fossero tutti lì per lo stesso motivo. Stranamente a qualcuno era venuto in mente di dividere la gente in attesa e quindi chi era in fila per il tampone seguiva un percorso mentre gli altri un altro. Un sospiro di sollievo è stato il gesto più istintivo che ho sentito di fare in quel momento. Mi sono recato verso la porta e ho aspettato il mio turno. Dopo un signore anziano, una mamma con un bambino rompi cazzo e un’adolescente che ha consumato Tik Tok, finalmente era la mia volta.
Circondata da un misto di disperazione e desiderio di morte, l’unica farmacista in servizio mi ha chiesto in modo sbrigativo cosa mi servisse. Neanche il tempo di sfilare il foglio della prenotazione dalla tasca che la persona dall’altra parte del bancone era già proiettata verso il pianto più isterico che io avessi mai visto. Credo che solo pochi animali al mondo possano emettere quei suoni e credo che siano ancora meno le creature che possano sentirli. «Ho troppi tamponi da fare! Non ho tempo per le prenotazioni!» è stata l’ultima frase che ho sentito prima che una scarpa immaginaria calciasse il mio culo fuori dalla porta.

Al freddo e al gelo come una statuina del presepe e brancolante nel buio come uno studente di lettere che deve fare i conti per dare il resto mentre fa il cassiere, non avevo idea di cosa fare. Mi sono detto che probabilmente avrei potuto provare a prenotare la visita da solo online.

Ho avuto molte idee stupide nella vita e ancora non sapevo che questa le avrebbe battute tutte…

Capitolo 3 - La prenotazione e il gatto che le insegnò a volare.

Se l’inferno avesse un sito web ufficiale, quel sito sarebbe il portale di Puglia Salute.
Ho sempre immaginato la riunione di progettazione di quel sito come un raduno di super criminali scelti appositamente perché incriminati di godere nel vedere la gente soffrire. Se una persona volesse pensar male potrebbe tranquillamente credere che la regione Puglia abbia fatto realizzare quel sito così male nella speranza che la gente ci lasci le penne prima di riuscire a prenotarsi le prestazioni. Tra problemi allo SPID, portali che dirottano verso sotto portali provinciali, doppi click per accedere a una particolare area ero riuscito a trovare finalmente il punto in cui poter fare la prenotazione. Stavo sudando. Ogni volta che ero vicino al traguardo, qualcuno spostava la striscia sempre più in là. Era una gara tra me e una tecnologia creata per vincere. Il tutto può essere ricondotto ai seguenti punti salienti:
Mi viene chiesto il login.
Lo faccio.
Vado alla pagina per prenotazione.
Indico cosa fare.
Mi chiede un altro login.
Lo rifaccio.
Lo SPID non va. Poste ha problemi.
Faccio logout e login nello SPID. Niente.
Disinstallo l’app e la reinstallo. Ora è ok.
Ripercorro i passi precedenti.
Arrivo allo stesso punto ma questa volta entro nel sistema.
Inserisco i dati.
Avrei dovuto scegliere una data da una lista di date. La lista conteneva una sola data. C’è dell’ironia in tutto questo. Il paradosso della scelta ridotto al suo minimo sindacale. Ignoro e vado avanti. Mi accontento della data proposta.
Prenoto.
Pago direttamente online.

Non credevo ai miei occhi! Ce l’avevo fatta! Stranamente in sole 3 ore e 28 minuti avevo terminato tutto il giro. Mi sentivo felice. Sono andato a letto con la consapevolezza che di lì a un mese e mezzo avrei svolto la visita. Mi addormentai con la preghiera di non morire in quei 45 giorni. Non ci speravo ma tanto avrei dovuto attendere in ogni caso.

I giorni seguenti passavano lentamente ma comunque trascorsero. Pochi giorni prima della visita pensai che forse era il caso di stampare la prenotazione. «Non si sai mai» ho detto tra me e me. Avevo capito che non ci si può fidare della digitalizzazione della pubblica amministrazione. «Potrà mai una stampa crearmi problemi?» mi sono chiesto con tono scanzonato. Quello che non sapevo è che se Dio ha un programma per tutti noi allora io ero il suo passatempo preferito. Tipo giochino per il cellulare. Un Candy Crush fatto di disgrazie e sfortune. La mia sfida con la prenotazione non era ancora finita e anzi… Era appena arrivata al suo apice massimo!

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