L'epopea della prenotazione della visita medica - Parte 2
La visita dermacologica: "Nei" Genesis Evangelion
Penna&Calamaro - N° 0003 - 09-03-2022
Della serie: Una storia - Divertente
Come promesso, continuiamo la storia lì dove l’avevamo lasciata.
Parte 2
Capitolo 4 - La farmacia. Il ritorno.
La mia prenotazione non risultava da nessuna parte nel portale di Puglia Salute. Sentivo il sudore venir fuori anche da punti in cui non dovrebbe essere possibile. Usavo il maledetto codice presente nella mail di conferma ma non ottenevo risultati. Non sapevo cosa fare. Non era possibile chiedere assistenza. Non c’era un’email, un link o un numero di telefono. Accovacciato a terra con le ginocchia raccolte al petto, piangevo pensando a quanto miseramente avevo fallito anche nelle cose semplici della vita. Dov’era mia madre? Dov’era mio padre? Dov’erano la persona che per anni avevano fatto sembrare queste cose così facili? Mi avevano mentito e credo lo avessero fatto per il mio bene. O almeno è quello che mi auguro.
Non sapendo più che pesci prendere, una vocina nella testa mi stava suggerendo di tornare in farmacia e chiedere lì informazioni. Per una volta il diavoletto e l’angioletto sulle mie spalle erano concordi. Mi dicevano «Vai e fatti trattare di nuovo di merda! A noi piace!». Non avendo molta scelta mi sono recato nuovamente in farmacia. Saltata la fila dei possibili infetti, mi sono lasciato inghiottire dal castello fatto di Zigulì e integratori all’arancia.
Dietro al bancone, questa volta, c’era una persona diversa rispetto alla precedente. Stranamente sono stato accolto con gentilezza e tanto mi bastava per riacquistare la fiducia nell’umanità che ormai avevo perso. Ho chiesto informazioni riguardo alla mia prenotazione e inspiegabilmente nel loro portale risultava valida e pagata. Cosa mai poteva significare questa diavoleria? Forse degli hacker russi mi volevano morto e aveva boicottato la mia visita? Ho iniziato a chiedere delucidazioni e alla fine siamo venuti a capo del problema. Sul portale non andava usato tutto il codice ricevuto per email ma solo una parte di esso. Come avrei dovuto fare a capirlo senza che fosse spiegato da nessuna parte, non ci è dato saperlo. Secondo la nostra regione, certe cose vanno intuite. Un po’ cose se a un bambino in prima elementare viene dato un sacchetto di tessere con delle lettere e gli si dice “Tieni stronzo! Ora usa queste per scrivere il tuo nome. È tutto lì dentro!“.
Non avendo più la forza fisica e mentale di combattere o capire, mi sono fatto stampare la prenotazione e sono andato via.
La mia pazienza si stava consumando come una sigaretta e probabilmente mi stava causando anche gli stessi problemi alla salute.
Capitolo 5 - La visita.
Ero incazzato come una sposa il giorno del suo matrimonio mentre piove. Dopo tutto ciò che era successo ormai ero pronto a qualsiasi cosa. Mi sarei aspettato di trovare un’apocalisse zombie davanti all’ospedale tanto per tenere alto il livello delle sfortune. Con un broncio che consumava l’asfalto mi sono messo in macchina per andare alla visita. Chi conosce Taranto sa benissimo che i problemi sono due: l’industria e il parcheggio. La prima uccide lentamente mentre la seconda ti logora subito. Nonostante ero in anticipo di un quarto d’ora sono riuscito a varcare la soglia della struttura con cinque minuti di ritardo. Dopo essere stato sparato con la pistola giocattolo per la febbre dal poliziotto giocattolo della sicurezza all’ingresso ho raggiunto il primo piano come da indicazioni. Normalmente un architetto creerebbe una struttura con un pianta regolare così da fare in modo che la gente fruisca agevolmente dei servizi all’interno. Normalmente. Il Padiglione Vinci, appendice sacrale dell’ospedale Santissima Annunziata, è sicuramente il frutto di una festa a base alcolica. Un po’ come a Hogwarts, i corridoi di quel palazzo amano spostarsi. Non posso dirlo con certezza ma credo di aver attraversato tre corridoi diversi passando sempre attraverso la stessa porta. Dopo essere passato tra donne incinte e probabili cadaveri, sono arrivato davanti a uno sportello recante un pezzo di cartone con su scritto “Dermatol“. Preso il numeretto e sedutomi in attesa del mio turno, ho iniziato a pensare a quante cose ha potuto fare la sanità con i soldi risparmiati non scrivendo “ologia“, la parte finale della parola.
Dopo due minuti di attesa il mio cognome, nel pieno rispetto della privacy, è stato urlato con così tanta forza che credo avrebbero potuto rispondere anche i miei parenti dalla provincia di Bari. A cosa servono i numeretti? Forse il pomeriggio apre il reparto salumi. Non lo so… e non avevo intenzione di capirlo. Mi sono recato allo sportello dove una donna mi ha chiesto il foglio della prenotazione nonostante ne avesse già una copia in mano. Burocrazia. Ho sfoggiato con orgoglio il testo sacro così tanto sudato. Dopo una lettura veloce mi è stato chiesto il foglio del pagamento. «Ho pagato online». Un po’ come un pastore che urla tra le capre, la mia frase aveva creato instabilità all’interno del gabbiotto delle infermiere. Le tre donne all’interno si sono guardate in faccia e hanno iniziato a roteare su loro stesse prese dal panico. Nessuna, lì dentro, sapeva come controllare se avessi davvero già pagato. Ancora una volta, la tecnologia aveva messo in difficoltà qualcuno. Stavo rivivendo, attraverso una lastra di plexiglas, il momento in cui l’uomo aveva scoperto per la prima volta il fuoco. Sotto effetto di crisi isterica, vengo mandato a fare la visita sulla fiducia di quanto avessi affermato. I buchi nella sanità si creano così: 23€ di ticket alla volta…
Dall’interno di una stanza una donna mi ha chiamato per raggiungerla. Su base del tutto intuitiva ho capito che fosse il medico. Un essere basso e minuto era raccolto in un camicie da dottore. Il cognome sulla targhetta era sbiadito dal tempo e questo mi ha fatto capire che la sua età oscillava tra i 40 e 120 anni. Con una faccia rugosa e smagrita e delle orecchie rivolte verso il basso mi ricordava qualcuno. Non ci ho messo molto prima che la riconducessi a un altro personaggio simile: Dobby! L’elfo domestico di Harry Potter stava per visitarmi e io ero a metà tra la sorpresa e l’ammirazione. Avevo il dubbio che fosse davvero l’elfo e così, quando mi ha chiesto di spogliarmi per visitarmi, ho approfittato per porgerle il mio calzino con fare gentile. L’indumento è caduto a terra e la donna, con uno sguardo schifato tatuato in faccia, non ha festeggiato per la sua libertà. Avevo semplicemente preso un abbaglio.
La visita è durata quel tanto che basta per giustificare la copertura del ticket sanitario. Un’occhiata veloce al corpo e uno specchietto sotto il naso per accertarsi che non ero morto sono state tutte le attenzioni che ho ricevuto. Credo di aver incontrato gente per strada che mi ha squadrato con molta più attenzione di quanta non ne fosse stata posta quel giorno. Dopo pochi minuti di sguardi e mugugni, la dottoressa si è allontanata della stanza senza proferire parola. Mi sono vestito e ho atteso il verdetto seduto su una fredda sedia di plastica che probabilmente aveva visto la seconda e, forse, anche la prima guerra mondiale. La mia immaginazione stava già viaggiando verso le parole che avrei potuto usare per salutare tutti i miei cari. I miei gatti sarebbero cresciuti senza di me. Il mio mutuo avrebbe gravato sulla mia famiglia. Non avrei mai completato il videogioco a cui stavo giocando.
La porta si è aperta e la dottoressa è entrata porgendomi un foglio. «Stai benissimo» mi ha detto. «Ti ho scritto solo un controllo che potrai fare più in là con calma». Non ha atteso che la salutassi. È andata via dileguandosi nella nebbia come fanno i cattivi dei film. Se non era un elfo, forse era un’altra creatura magica.
Capitolo 6 - Sfuggito dalla morte.
Ripercorrere la via dei corridoi a contrario è stato stranamente più facile dell’andata. Quel luogo non vuole farti entrare ma ha palesemente fretta che tu te ne vada. Con il sole in faccia e la diossina nei polmoni, sono entrato in macchina e ho tirato un sospiro di sollievo. Era tutto finito. Ho messo in moto per tornare a casa e godermi finalmente quel senso di vita ritrovato da poco.
Quel giorno ho fatto quello che solitamente faccio tutti i giorni. Lavoro, cucina, servizi domestici, baci ai gatti, cucina, baci ai gatti e forse anche altri baci ai gatti che non ricordo.
Quello che non sapevo è che girare con la maglietta a maniche corte in casa mi aveva portato a guardarmi allo specchio. Guardando il mio braccio riflesso ho prestato attenzione e ho pensato “Ma quella macchietta vicino al gomito c’è sempre stata?“…
"Quel luogo non vuole farti entrare ma ha palesemente fretta che tu te ne vada."
[meraviglia]
In effetti con dermatol risparmiano poco, mai quanto che con otorin!!!
Bellissima 💯